La Circondariale di Como gode il privilegio di esser considerato un Istituto medio-piccolo, in linea di principio uno di quegli Istituti in cui si potrebbero meglio concentrare le poche e limitate risorse costitute da uomini, mezzi fondi. Conta infatti un totale di 370 detenuti così suddivisi: 320 nei reparti maschili, 40 in quello femminile,
10 nella sezione riservata ai trans. A fronte di questi numeri ne abbiamo altri poco incoraggianti dati dalle vacanze organiche del personale di Polizia Penitenziaria: l’organico previsto dal P.C.D. del 29/11/2017 consta 236 unità, la forza operativapresente a dicembre 2021 era di 194 unità, ossia di 46 baschi azzurri in meno del previsto.
È tutto? Purtroppo no! Dagli ultimi dati ufficiali fornite alle organizzazioni sindacali, dati relativi alla situazione di dicembre 2021, pensionamenti, trasferimenti, distacchi in altra sede, servizi di missione per corsi di aggiornamento, hanno aumentato ancor di più la carenza in essere. Torniamo ai dati ufficiali però: quelli relativi a dicembre 2021, dati forniti dall’Amministrazione, parlano di una carenza allarmante in due ruoli chiave per un Istituto, circa il 70% in meno nel ruolo Ispettore, circa l’80% in meno in quello Sovrintendente.
Fra questi numeri, a farne in certune occasioni le spese, vi sono i diritti soggettivi dei poliziotti penitenziari. Uno su tutti: la legge 395/90 nell’art. 11 comma 5 dispone testualmente che: “il personale che per particolari esigenze di servizio non possa usufruire del riposo settimanale ha diritto a goderne entro le 2 settimane successive”. Una disposizione di legge. Teoricamente una pietra miliare se si considera che va ad operare in un luogo dello Stato (la Casa Circondariale) nei confronti di lavoratori dipendenti dello Stato (i poliziotti penitenziari). Una disposizione tristemente in certune occasioni infranta come documentato da vertenze sindacali della Uilpa Polizia Penitenziaria, occasioni manifestatesi a gennaio/febbraio ma anche maggio ed ora, col piano ferie estivo, esplose in un numero non indifferente di episodi.
A farne le spese- secondo la nostra interpretazione- anche i diritti dei detenuti stessi, infatti se in un Istituto aperto nel 1983 (e costruito anni prima) quindi progettato secondo modelli custodiali passati e superati si aggiunge anche la carenza di Personale, così come di altre figure specialistiche (quali educatori etc) come si può pretendere che non si corra il rischio che l’art. 27 della Costituzione (...Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato...) rimanga su carta?
La sfida che pone la Circondariale di Como è: si può garantire al lavoratore, in quanto il poliziotto penitenziario prima di esser poliziotto è un dipendente di un datore di lavoro, i propri diritti? Lo Stato può garantire, in strutture strutturalmente superate e con importanti vacanze d’organico, il percorso rieducativo?
La UIL chiede che le Istituzioni ai vari livelli si occupino delle problematiche vissute nella casa circondariale di Como e non si aspetti un nuovo “casus belli” .